Cos’è la disabilità intellettiva?
La disabilità intellettiva è caratterizzata da limitazioni sia nel funzionamento intellettivo, difficoltà nell’imparare, ragionare, pensiero astratto, progettare, dare giudizi, sia nel funzionamento adattativo, svolgere le attività di vita quotidiana (compiti domestici, la gestione del tempo e del denaro, le relazioni interpersonali), limitazioni nel comunicare e socializzare.
Ci sono diversi livelli di gravità: lieve, moderata, grave, estrema. Questi livelli vengono definiti sulla base del funzionamento adattivo, e non più esclusivamente sui punteggi relativi al quoziente intellettivo (QI), perché è stato valutato come sia proprio la capacità di adattamento, in particolare nelle aree della socializzazione e delle attività pratiche, a determinare il grado di sviluppo necessario per mantenere una condizione di vita accettabile e a stabilire il livello di assistenza necessario.
Le cause possono essere determinate solo nel 40-60% dei casi e possono essere di natura genetica (alterazioni cromosomiche, alle alterazioni genetiche e/o a difficoltà metaboliche), acquisite/prenatali (prima della nascita, durante il parto ad esempio per prematurità o subito dopo il parto per traumi cranici, meningiti) oppure legate a fattori psicosociali. Infatti circa il 20% dei casi sono dovuti da deprivazione sociale e/o ridotta stimolazione socio-affettiva. La ricerca scientifica segnala come i fattori socioculturali abbiano un ruolo determinante nell’insorgenza e nel decorso della vulnerabilità della disabilità intellettiva.
Livelli adeguati di supporto e interventi abilitativi precoci e continuativi favoriscono una maggiore inclusione sociale grazie al rafforzamento e introduzione di nuove abilità e hanno un impatto positivo sulla qualità di vita della persona con disabilità.
Indispensabile anche il ruolo di supporto alle famiglie attraverso la partecipazione a diversi percorsi dove possono essere ascoltati e sostenuti.
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